Dic 9, 2012 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Luna…

Luna…

luna, amore, romantica, desiderio,

 

 

 

La Luna Supina

 

 Supina la luna sull’orizzonte guarda con impazienza al domani…

Due innamorati seduti vicino al mare

Romanticamente scelgono la loro stella sperando nel domani…

Ed io così egoista…

Mentre ti penso…

Vorrei  ORA

Senza dover aspettare…

Senza dover sperare…

Per me il tuo domani

 

Tp

 

luna,amore,romantica,desiderio

Dic 4, 2012 - Senza categoria    1 Comment

Nel Mare dell’Anima

Sensualità (15).jpg

 

 

4 dicembre 2012

 

 

Ancora attendo

Che tu entri in me

Ed io possa avvolgerti nella tenerezza del mio essere

Ancora aspetto

il tuo procedere incerto

Per incontrarti tra calme onde emozionali

Ancora cerco di trattenerti

Quando nel conoscere la tua pelle lascio ai tuoi piedi la mia essenza

Dopo le tue carezze sulla superficie dell’esistere

E ancora osservo i tuoi lineamenti

Quando ti volti e lo sguardo va oltre

Ad osservare il sole che scende nel rosso mantello della passione

Si ancora aspetterò

E riconoscendo il tuo profumo

Indicherò ai tuoi passi le mie profondità

Così che anch’essi sappiano ritrovarmi

Tra i mille mari dell’anima.

tp

 

Nov 19, 2012 - Senza categoria    Commenti disabilitati su NOI…

NOI…

noi, due, insieme, amore, gioia, romantici,

 

 

16 agosto 2011

 

 

NOI…

  

 

Cerca in me una lacrima d’amore

 

Trova…se vuoi…un sorriso d’amicizia

 

Ricerca nel riverbero di un sentimento la pulsione dell’emozione

 

Ritrova nel riflesso dell’affetto l’immagine di te

 

Conserva nei momenti di solitudine quella mia parte…

 

Che divenga l’espressione di te…

 

quando…

 

nel coinvolgerci all’esistenza

 

Si estende la ragione di NOI

 

tp

 

Ott 18, 2012 - Senza categoria    3 Comments

Silvano…Mio Padre

Silvano.jpg

 

Capitolo 17

Il Mio Libro

 

“Apro l’armadietto per cambiarmi.    Il piccolo spogliatoio riservato ai pazienti in dialisi, poco illuminato e con la finestra chiusa, mi sembra cupo più delle altre volte.    Le quattro ore e mezza trascorse “appeso” al rene artificiale per depurare il sangue, non sono passate bene.    Ho staccato con la pressione arteriosa sistolica a 105 (massima) e diastolica a 60 (minima).    Lo stomaco mi fa male e devo muovermi lentamente a causa dei capogiri.    Le braccia sono pesanti e riesco a stento vestirmi, per fortuna sono in auto.    Gli undici chilometri che mi separano da Dolo a Oriago, sembrano interminabili e si aggiunge un forte senso di nausea.    Quando arrivo sottocasa sono allo stremo delle forze, spengo il motore dell’auto mentre il respiro affannoso e la voglia di vomitare mi avvertono che sto per collassare.    Svengo.    Mi riprendo quando mio padre apre lo sportello della mia cinquecento, cingendomi da sotto l’ascella destra mi tira fuori ma non riesco a stare in piedi.    Lui mi prende in braccio come un bambino e mi porta al terzo piano in una sola volta, stendendomi a letto.    La notte non riesco a dormire per le continue, profuse sudorazioni e la nausea.”

 

Situazioni simili, fortunatamente, accadevano di rado.    Ammiravo la forza di mio papà, la sua capacità di riuscire in ogni lavoro di casa o nella propria professione artigianale.    Osservavo sempre attentamente quello che faceva e, ancor oggi, quando mi cimento in piccole cose domestiche lo emulo.    Se era in difficoltà, si sedeva in uno sgabello, accendeva una Diana e pensava.    Il tempo di fumarla e poi iniziava con manualità sicura alla realizzazione dell’idea.    Lo faccio anch’io…ma senza la sigaretta.    Contrariamente a nonno Dante, la caccia non è mai stata il suo hobby, bensì la pesca.    Siamo stati infinite volte a pescare insieme nel tempo libero e mi divertivo quando raccontava agli amici di aver preso pesci molto più grossi di quelli effettivamente pescati.    Un cancro ai polmoni se lo portò via in sei mesi.    Spirò il 23 giugno 1990.    Troppo presto per Jonathan, aveva due anni, ed anche per me.    Ancora mi porto il rimpianto per non averlo ringraziato dei suoi insegnamenti e…per non avergli detto abbastanza “ti voglio bene”.    Quando mi chiese in piedi nel salotto “tu che pensi di questa cosa” mi porse la diagnosi rilasciata dal reparto radiologico di Padova da cui eravamo appena tornati, l’aveva letta in auto ed io risposi  “non è nulla di buono papà”.   Aveva solo bisogno di una conferma.    Non mi capacito del fatto.    Sono state le ultime parole che ci siamo scambiati.

 

  

298)                                    Silvano Mio Padre                                         12.1.1990

 

Si potrebbe oltrepassare il limite di questa realtà

e cercare di capire la vita quando impazzisce

vorrei lasciare per un attimo il mio corpo

e non essere più triste

non sentirmi così impotente

e ribellarmi al senso di rassegnazione

per quanto il destino sta facendo a mio padre

si potrebbe sperare

ma la speranza diventa un’illusione

quando si è consapevoli del male…

e poco resta

se non l’affetto

per nascondere la VERITÀ.

 

Tp

 

 

Ott 13, 2012 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Se…

Se…

foto romantiche (169).jpg

 

 

13 ottobre 2012

 

 

…e se la smettessi di piangere…

Se l’amore accogliesse il mio tempo

Se riuscissi a colmare il giorno di sorrisi

Se mentre guardo la tua foto…potessi immaginarti nel mio futuro

Se il tuo sguardo oltrepassasse la soglia del mio dolore

Se questa emozione vuota di gioia fosse colma dei miei desideri

Se avessi le ali…

ora ti raggiungerei

se…non ci fossero i se…

saresti…TU.

tp

 

Ott 11, 2012 - Senza categoria    3 Comments

Lo Specchio di Casa Mia

foto romantiche (71).jpg

 

 

poesia n. 256

 

 

 

Mi sono fermato a fissare la mia immagine

riflessa dallo specchio di casa mia

ho visto i miei occhi stanchi di banalità

ho visto il mio viso segnato dalla tristezza

e Ia bocca priva di sorrisi

sentimentÍ celati

sensazioni sfumate

tu non ci sei ed io ti parlo

tu non mi tocchi eppure ti amo

non vorrei dimenticare

invece iI tempo cancella

come una cicatrice sulla pelle

il dolore

e poi viene la gioia di abbracciarti

di baciarti

è la vita che entra in me

quando ti accarezzo i seni

e iI tuo nudo corpo avvince iI mio

sei stupenda

io ti amo

ma a casa mia c’è lo specchio della realtà

chissà cosa succederà

quando mi vedrà sorridere.

 

Tp

 

 

252)                 Questo è un MOMENTO…

 

…cornice di vita per noi due

è un punto fermo dell’amore

e sbirciamo da un’angolo

per vedere cosa dicono di noi

si

continuare

e alle spalle tutto il resto

ricordi

paure

un altro cammino in un nuovo sentiero

per mano

non più lontani

non più SOLI.

Tp

foto romantiche (62).jpg

 

 

Set 30, 2012 - Senza categoria    3 Comments

CAPITOLO 23 Il Mio Libro

 LA STRADA

La strada sembra non aver fine, il dolore al piede sinistro è acuto, una scossa elettrica che inizia da sotto, tra il secondo e il terzo cuneiforme plantare, e arriva al cervello.    Passo dopo passo diventa rovente e insostenibile.    Ma non mi arrendo…devo arrivare.    Serline mi sta aspettando e non posso tardare.    Lo zaino sulle spalle mi obbliga ad una postura avanzata procurandomi  tensione al collo mentre la schiena chiede solo di potersi distendere in un comodo letto.   La camicia, sgualcita, strusciando sulla pelle ha provocato vesciche che sono diventate ferite.    I pantaloni, anch’essi di cotone, non mi stanno su e ho già stretto la cintura nell’ultimo buco utile.    Nel mese appena trascorso ho perso qualche chilo, calze e scarpe rotte in più punti minacciano di fermarsi e lasciarmi a piedi.    La barba incolta, gli occhi arrossati ed il sudore trasmettono l’approssimarsi di una sosta obbligata…pena l’ammutinamento.    Chico, un cane trovato vicino ad una discarica, continua seguirmi a qualche metro di distanza con tutta la lingua fuori.    Ho diviso con lui un pezzo di pane e formaggio ammuffito pescato da una tasca dello zaino che non ricordavo più di avere e bevuto l’acqua benedetta contenuta nella statuetta in plastica della Madonna de Lourdes, regalatami da un’anziana signora incontrata lungo il cammino.    Quando mi voltai, chiedendomi chi fosse, era già sparita.    Probabilmente ha imboccato una stradina laterale che distrattamente non ho notato.    Da qualche ora mi sono lasciato alle spalle l’assordante città di Roadmhan e dei suoi quasi otto milioni di abitanti, dirigendomi verso quella di Halterbang, nello Stato di Silverland, a più di settecento chilometri.    Stranamente sulla direttiva non osservo traffico, sembra tutto irreale.    Avrei chiesto sicuramente un passaggio.    Sono partito all’alba ed ora il sole è salito di trenta gradi sull’orizzonte e nessun veicolo è transitato.    A pensarci, lo trovo inverosimile, possibile non me ne sia accorto?    Continuo il mio percorso con il pensiero di Serline, mi ha chiamato per dirmi che aveva bisogno di me senza darmi ragioni.    La sentivo molto preoccupata e non ho perso tempo in chiacchiere.    Intanto affretto i miei passi anche se i dolori non si placano.    Ora il sole è a picco e sto camminando da più di sei ore.    Ho fame e sete, nella fretta non ho preso viveri per evitarne il peso, certo che avrei incontrato una bettola dove riposare e alimentarmi.    Chico è sempre dietro me.    Ai lati del manto stradale si alternano boscaglie, scolorite dal sole e dalla polvere alzata dal vento caldo del sud, a tratti di terreni incolti e aridi.     Sembra che alla natura non interessi questa terra.    Infatti, non vedo e non odo i richiami di uccelli o animali.    Anche questo mi sembra incredibile, dopo tanto camminare non ho visto nulla?    Non può essere.    Inutile farsi domande a cui non so rispondere…la risposta che voglio è quella di Serline.    L’ho conosciuta da bambino, poi i suoi genitori si sono trasferiti a Halterbang per lavoro.    Chissà com’è cambiata, ho voglia di vederla.    La giornata volge al tramonto e…non ho l’indirizzo di Serline!   Non ho il suo telefono ed il mio portatile si è spento senza energia.    Non posso crederci!    Sono ormai scalzo, tengo lo zaino in mano, le ferite mi bruciano, la città è ancora lontana, scenderà il buio e non ho nemmeno una torcia…mi accascio a terra chiedendomi come sia possibile…e Chico è lì…e mi guarda.    Gli dico “non riesco a pensare a me stesso, come posso aiutarti?    Lo chiamo “vieni qui…accucciati dai…” lo guardo e lo accarezzo…”Cosa fai qui seduto?” la voce mi fa sobbalzare…è l’anziana signora della madonnina…come avrà fatto arrivare qui? “mi siedo e riposo un pò” dissi meravigliato, lei insistette “ma dove stai andando?” quasi mi irrito all’invadenza della domanda “beh…sto andando da Serline…una mia amica d’infanzia” e lei ancora “e dove sarebbe questa Serline?” “mi scusi ma a lei…”  “rispondi!” sbotta, ora mi altero  e grido “abita a Halterbang…perché?” inaspettatamente sorride divertita e aggiunge “Serline è già dentro te…è lì che la devi cercare”  resto impietrito.    Ha girato i tacchi e in un istante è scesa dalla scarpata, le corro appresso “ehi…ehi…”  già non la vedo.    Il buio ormai è calato, più scuro che mai…nemmeno la luna…e neanche una stella.   Apro lo zaino per assicurarmi della presenza, o meno, di qualcosa da mangiare…completamente vuoto…ma…perché pesa così tanto?    Guardo i miei piedi…non mi spiego…le ultime ore ho camminato senza scarpe…e non ho provato dolori… l’inquietudine prende possesso di me…MA DOVE SONO?.

 

Il testo può essere sottoposto ad una libera analisi.    Sostanzialmente significa:

 

la strada:  è il percorso della nostra vita

lo zaino:  è il peso dei problemi che ci facciamo da soli

le scarpe:  sono le costrizioni che ci vengono imposte e le auto-costrizioni

le città:  sono i nostri punti di partenza e di arrivo, i nostri obiettivi

i paesaggi:  sono le culture e gli insegnamenti sbagliati

la fauna:  è il non amore per le altre forme di vita e per le diversità razziali

il sole:  è il nostro tempo, è necessario utilizzarlo bene

la mancanza dei veicoli:  rappresentano le comodità, i desideri per il materiale, le futilità

l’anziana:  rappresenta le opportunità, è necessario saperle riconoscere

la Madonnina:  rappresenta la spiritualità da cui dissetarsi

il pane e formaggio:  sono i ricordi e le persone dimenticate

la camicia: rappresenta le nostre origini famigliari, quando non le curiamo ci feriscono

la cintura e i pantaloni:  sono le regole sociali, più sono strette più fanno male alla libertà

il sudore e gli occhi arrossati:  sono le nostre fatiche, i fallimenti, i pianti

il buio senza stelle e luna:  sono le paure del futuro e di non farcela

Chico:  il nostro Angelo Custode, lui ci seguirà sempre

Serline:  la nostra coscienza, se la scordiamo non potremo mai raggiungere la consapevolezza.

 

Spesso ci si chiede “chi sono…da dove arrivo e dove vado?”

La soluzione non sta nell’avere una risposta…ma di saperla accettare quando ci verrà data.

 

tp

vita, vivere, strada, obiettivi, forza, conoscenza, consapevolezza

Set 29, 2012 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Il Mio Libro – Capitolo 18

Il Mio Libro – Capitolo 18

trapianto, rene, donazione, dono, amore

 

 

Il mio Trapianto di Rene

 

 

 19 giugno 1998, ore 24,30 “pronto?”  “il sig. Tasinato?”  “si…chi parla?”  “sono il dr. Perin del Centro Trapianti di Padova, c’è un rene compatibile con lei”  “ah…si…ehmm…posso chiedere la percentuale di compatibilità?”  “certo…quattro fattori su quattro, accetta di fare il trapianto?”  ”si…si certo…ma ho un problema…mio figlio è a letto e sono a casa da solo”  “veda di trovare una soluzione, l’aspetto nel reparto di Nefrologia 2 tra un’ora, va bene?”  “ok…si va bene arrivederci”  “arrivederci”.

 Per qualche lunghissimo istante restai immobile, dovevo capire se era tutto reale.    Poi chiamai Domi al telefono senza ottenere risposta, probabilmente al ristorante, dove cenava con amici, non riusciva sentire lo squillo del cellulare.    Pensai di telefonare a zio Mario e zia Rosa, loro abitavano a Vigonza, sulla strada per Padova, potevo portare Jony da loro e poi andare all’ospedale.    Entusiasti accettarono la mia richiesta e lo zio insistette per accompagnarmi lui.   

 Quando arrivai erano pronti per le procedure, feci gli esami del sangue, radiografia toracica ed elettrocardiogramma, poi incontrai il chirurgo dr. Rigotti il quale mi informò del protocollo da seguire, io chiesi solo di adeguare la terapia immunosoppressiva a dimensione dei miei ventidue anni di dialisi e mi rassicurò della sua attenzione alla cosa.

 Nacqui il 16 gennaio 1959 alle ore 24,15, fare il trapianto nella notte…sembrava una seconda nascita.

 Restai in attesa sdraiato in un letto della Nefrologia, attorno alle 3,30 mi predisposero per l’intervento, depilazione, preanestesia intervista e firma dei documenti per il consenso informato.    Ero emozionatissimo, sapevo che fino all’ultimo poteva verificarsi un imprevisto.    Lungo il percorso nei corridoi poco illuminati, un turbinio di pensieri mi tenevano in tensione ma entrato in sala operatoria, vidi il rene da trapiantare nel mio addome mentre lo pulivano e immediatamente tornò la calma.    Ero pronto ad accoglierlo e un pensiero andò al ragazzo che fatalmente è stato chiamato ad altra vita, ringraziando i suoi genitori che non si sono opposti alla donazione degli organi.    Quella notte quattro persone poterono riappropriarsi della loro vita per merito di un atto d’amore.    Quando l’anestesista mi chiede di contare da uno a dieci…arrivato a quattro mi addormentai.    Dopo poche ore aprii gli occhi con la voce dell’infermiera che mi chiedeva “come và?”  dissi “bene” e avrei voluto abbracciarla.

 Il periodo post operatorio rientrò pienamente nello standard previsto e dopo 17 giorni tornai a casa.    Mentre Domi guidava durante il tragitto, sentii un dolore acuto al braccio sinistro, mi era chiaro il motivo, la fistola si bloccò.    Sapevo che poteva accadere, però non così presto, in caso di rigetto dell’organo trapiantato era utile per fare la dialisi, in questo caso dovevo sottopormi a metodi alternativi piuttosto fastidiosi.    Ma andò tutto bene.

tp

 

 

Set 6, 2012 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Perso nei Ricordi

Perso nei Ricordi

autunno e solitudine.jpg

 

 

6 settembre 2012        

 

 

Questo sentiero l’ho già percorso

Porta nella radura degli ippocastani

Nel quale vi è uno stagno dove l’unico rumoreggiare è quello della natura

 

Su questa panchina mi sono già seduto

Le foglie d’autunno stanno ancora adagiandosi vicino ad essa

Quasi la mia presenza fosse motivo per non ricoprire il posto dove mi siederò

 

Un tramonto così

Immerso nei caldi colori della tranquillità interiore

L’ho già vissuto quando

Stringendola a me le ho detto gettando un sasso nell’acqua piatta

“vedi, io stavo così prima che tu entrassi nella mia vita…immobile

Ora sono in continuo movimento espandendomi concentricamente in ogni direzione

Certo di non incontrare mai gli argini dell’amore che provo per te”

 

Mentre seguo i miei pensieri realizzo del silenzio che c’è intorno a me

Il vento improvviso sul mio volto

No…il posto non è lo stesso

e non c’è nemmeno la panchina

Solo io

Perso tra i ricordi

 

tp

 

Set 5, 2012 - Senza categoria    4 Comments

Passione…

passione.jpg

 

 

4 settembre 2012                   

 

 

 

 

…e non ci fu altro che passione…le labbra appiccicate mentre ci si spogliava…

 

l’ultimo indumento…il reggiseno…quasi beffardo nello stare li immobile a coprirle i seni che volevo accarezzare di baci (maledetti gancetti…dovrebbero inventare un telecomando!!!)

 

la sua pelle illuminata soffusamente dalle candele…lo sguardo seminascosto dai lunghi capelli pronto a cogliere ogni mia reazione mentre si avvicinava…e mi copriva gli occhi con le mutandine nell’ultimo tentativo di liberarsi dall’imbarazzo…ma tutto era un gioco…con regole di fantasia per scoprire i nostri corpi e ridere…felici di concedersi completamente senza inutili attese…

 

toccarsi… annusarsi… mordersi le dita…i capezzoli…le labbra…ed il sesso…con delicatezza e con forza…graffiarsi le natiche e ridere…e lottare per non stare sotto…o per stare sopra…e poi accoppiarsi nei modi più impensabili fino a ritrovarsi stesi sul pavimento (ahi…il sacrale)…e ancora ridere sebbene il freddo facesse accapponare la pelle…e leccarsi in ogni anfratto dove la lingua poteva arrivare…nelle orecchie e persino nel naso…le dita per entrare nell’intimità più incompresa e togliere i veli di incertezze rimaste da sempre prigioniere dei tabù…e ridere…si ridere della nostra giovinezza mentre si faceva l’amore ripetendo gesti sensuali come un mantra… volevamo possedere quel piacere intenso trasmesso dal nostro corpo alla mente…e all’anima…

 

il mondo con tutti i preconcetti sulla sessualità era rimasto fuori dalla stanza…scomparivano timidezze…paure…pudori ad ogni “voglio solo te”…mentre la mia virilità trovava spazio in lei…ed un fuoco scaturiva dalle emozioni con l’intensità dell’amore ad ogni “sono tua”…e si liberava il volo dell’orgasmo che non trovava un ramo dove riposare i propri impulsi… mai domi alla ragione e pronti a soffrire pur di continuare l’ingordigia dei nostri intimi sapori … solo all’arrivo della sera ci abbracciammo stanchi…inumiditi dei nostri fluidi profumati dall’eccitazione…

 

incollati alla voglia di vivere tutto di noi…anche quel sussurrato “ti amo”… prima di dormire.

 

 tp

 

 

 

 

 

 

Pagine:«1...891011121314...23»