Voglia di Coraggio
31 maggio 2014 Momenti…
Mi sono alzato da letto già stanco
La notte è trascorsa nel dormi-veglia
Che significa non sognare e non voler pensare
È un momento di vita appesa all’inerzia
Un istante senza esistenza
Un oggetto senza desiderio
Mentre se mi addormento e ti sogno…non ti ho vissuta
E se resto sveglio a pensarti…non ti ho avuta
Eppure è un frangente dove ci sono…e vivo
Sebbene nell’irreale posso liberare il mio “essere” in ogni singolo distinguo
Quello che nella quotidianità non mi è concesso
Ora non rimango in attesa del giorno per scoprire cosa avverrà
Voglio scalfire le certezze del destino
Adesso decido di morire
E non appena lo vedrò sicuro…deciderò di vivere
Così per dormire o stare sveglio
Di amare o di non amare
Perché voglio determinare io la mia vita
Non il caso
Voglio che un si…o un no
Diventino essenza
Capace di aprire il torace ad un respiro che riempia il cuore
E l’anima.
tp
L’Ignoto
17 maggio 2014 l’Ignoto
Scegli sempre la vita
Altro non c’è che possa emozionare
Scegli sempre l’amore
Altro non c’è che possa estasiare
Scegli sempre la parte buona di te
Altro non c’è che possa uguagliarti
Se non fosse così
Perché nel guardare il cielo desideriamo le ali
e innanzi al mare vorremmo navigarci oltre l’orizzonte
laddove l’ignoto rappresenta la felicità?
Tp
Di Fronte al Precipizio
4 agosto 2013
di fronte al precipizio puoi scegliere se lasciarti andare oppure no
ma se scegli in amore
nel precipizio già ci sei
tp
C’è sempre Lui
6 maggio 2013 Il mio Bambino
C’è sempre Lui a ricordarmi chi sono
Ha l’espressione delle cose vere
Lo sguardo che ferma il momento
Dove non c’è passato e futuro
Ma solo uno scatto di vita senza paure del dopo o del domani
È quel meraviglioso Lui che mi vive dentro
Quando ancora crescere non valeva quanto un gioco
Quando l’amore era solo Uno senza ma o perché
È certo Lui a spingermi di Vedere il mio esistere con la sua innocenza
Nascondersi all’arrivo di un temporale e dormire tra le forti braccia di un padre
C’è sempre Lui a colmare gli spazi dei fallimenti
Il bambino diventato Me.
Tp
Ora è…ADESSO
10 dicembre 2012
Chiediti…perché sono qui…e non lì?
hai trovato una risposta?
No eh…è necessario pensarci un po’…
Ora chiediti…cosa è successo…ma non poteva accadere che…?
Hai trovato una risposta?
No eh…serve un po’ di tempo…
Allora chiediti…chi sono…cosa faccio…e dove vado?
Trovi una risposta?
Forse è un po’ complicato…no?
Ma ora guardati attorno…cosa vedi?
Sicuramente vedi qualcosa e tutto appare semplice vero?
La tua stanza
La tua casa
La tua strada…ecc…ecc
Cominci a capire?
È ORA che devi vivere
Proprio QUI…in questo momento
Porsi i perché ti proietta nel passato o nel futuro
Ma se STAI nel presente
Vivi il TUO tempo
Lo percepisci per com’è
La risposta di ciò che SEI
Ce l’hai già…
Quella di domani può aspettare…
E quella di ieri…non serve più.
Tp
CAPITOLO 23 Il Mio Libro
LA STRADA
La strada sembra non aver fine, il dolore al piede sinistro è acuto, una scossa elettrica che inizia da sotto, tra il secondo e il terzo cuneiforme plantare, e arriva al cervello. Passo dopo passo diventa rovente e insostenibile. Ma non mi arrendo…devo arrivare. Serline mi sta aspettando e non posso tardare. Lo zaino sulle spalle mi obbliga ad una postura avanzata procurandomi tensione al collo mentre la schiena chiede solo di potersi distendere in un comodo letto. La camicia, sgualcita, strusciando sulla pelle ha provocato vesciche che sono diventate ferite. I pantaloni, anch’essi di cotone, non mi stanno su e ho già stretto la cintura nell’ultimo buco utile. Nel mese appena trascorso ho perso qualche chilo, calze e scarpe rotte in più punti minacciano di fermarsi e lasciarmi a piedi. La barba incolta, gli occhi arrossati ed il sudore trasmettono l’approssimarsi di una sosta obbligata…pena l’ammutinamento. Chico, un cane trovato vicino ad una discarica, continua seguirmi a qualche metro di distanza con tutta la lingua fuori. Ho diviso con lui un pezzo di pane e formaggio ammuffito pescato da una tasca dello zaino che non ricordavo più di avere e bevuto l’acqua benedetta contenuta nella statuetta in plastica della Madonna de Lourdes, regalatami da un’anziana signora incontrata lungo il cammino. Quando mi voltai, chiedendomi chi fosse, era già sparita. Probabilmente ha imboccato una stradina laterale che distrattamente non ho notato. Da qualche ora mi sono lasciato alle spalle l’assordante città di Roadmhan e dei suoi quasi otto milioni di abitanti, dirigendomi verso quella di Halterbang, nello Stato di Silverland, a più di settecento chilometri. Stranamente sulla direttiva non osservo traffico, sembra tutto irreale. Avrei chiesto sicuramente un passaggio. Sono partito all’alba ed ora il sole è salito di trenta gradi sull’orizzonte e nessun veicolo è transitato. A pensarci, lo trovo inverosimile, possibile non me ne sia accorto? Continuo il mio percorso con il pensiero di Serline, mi ha chiamato per dirmi che aveva bisogno di me senza darmi ragioni. La sentivo molto preoccupata e non ho perso tempo in chiacchiere. Intanto affretto i miei passi anche se i dolori non si placano. Ora il sole è a picco e sto camminando da più di sei ore. Ho fame e sete, nella fretta non ho preso viveri per evitarne il peso, certo che avrei incontrato una bettola dove riposare e alimentarmi. Chico è sempre dietro me. Ai lati del manto stradale si alternano boscaglie, scolorite dal sole e dalla polvere alzata dal vento caldo del sud, a tratti di terreni incolti e aridi. Sembra che alla natura non interessi questa terra. Infatti, non vedo e non odo i richiami di uccelli o animali. Anche questo mi sembra incredibile, dopo tanto camminare non ho visto nulla? Non può essere. Inutile farsi domande a cui non so rispondere…la risposta che voglio è quella di Serline. L’ho conosciuta da bambino, poi i suoi genitori si sono trasferiti a Halterbang per lavoro. Chissà com’è cambiata, ho voglia di vederla. La giornata volge al tramonto e…non ho l’indirizzo di Serline! Non ho il suo telefono ed il mio portatile si è spento senza energia. Non posso crederci! Sono ormai scalzo, tengo lo zaino in mano, le ferite mi bruciano, la città è ancora lontana, scenderà il buio e non ho nemmeno una torcia…mi accascio a terra chiedendomi come sia possibile…e Chico è lì…e mi guarda. Gli dico “non riesco a pensare a me stesso, come posso aiutarti? Lo chiamo “vieni qui…accucciati dai…” lo guardo e lo accarezzo…”Cosa fai qui seduto?” la voce mi fa sobbalzare…è l’anziana signora della madonnina…come avrà fatto arrivare qui? “mi siedo e riposo un pò” dissi meravigliato, lei insistette “ma dove stai andando?” quasi mi irrito all’invadenza della domanda “beh…sto andando da Serline…una mia amica d’infanzia” e lei ancora “e dove sarebbe questa Serline?” “mi scusi ma a lei…” “rispondi!” sbotta, ora mi altero e grido “abita a Halterbang…perché?” inaspettatamente sorride divertita e aggiunge “Serline è già dentro te…è lì che la devi cercare” resto impietrito. Ha girato i tacchi e in un istante è scesa dalla scarpata, le corro appresso “ehi…ehi…” già non la vedo. Il buio ormai è calato, più scuro che mai…nemmeno la luna…e neanche una stella. Apro lo zaino per assicurarmi della presenza, o meno, di qualcosa da mangiare…completamente vuoto…ma…perché pesa così tanto? Guardo i miei piedi…non mi spiego…le ultime ore ho camminato senza scarpe…e non ho provato dolori… l’inquietudine prende possesso di me…MA DOVE SONO?.
Il testo può essere sottoposto ad una libera analisi. Sostanzialmente significa:
la strada: è il percorso della nostra vita
lo zaino: è il peso dei problemi che ci facciamo da soli
le scarpe: sono le costrizioni che ci vengono imposte e le auto-costrizioni
le città: sono i nostri punti di partenza e di arrivo, i nostri obiettivi
i paesaggi: sono le culture e gli insegnamenti sbagliati
la fauna: è il non amore per le altre forme di vita e per le diversità razziali
il sole: è il nostro tempo, è necessario utilizzarlo bene
la mancanza dei veicoli: rappresentano le comodità, i desideri per il materiale, le futilità
l’anziana: rappresenta le opportunità, è necessario saperle riconoscere
la Madonnina: rappresenta la spiritualità da cui dissetarsi
il pane e formaggio: sono i ricordi e le persone dimenticate
la camicia: rappresenta le nostre origini famigliari, quando non le curiamo ci feriscono
la cintura e i pantaloni: sono le regole sociali, più sono strette più fanno male alla libertà
il sudore e gli occhi arrossati: sono le nostre fatiche, i fallimenti, i pianti
il buio senza stelle e luna: sono le paure del futuro e di non farcela
Chico: il nostro Angelo Custode, lui ci seguirà sempre
Serline: la nostra coscienza, se la scordiamo non potremo mai raggiungere la consapevolezza.
Spesso ci si chiede “chi sono…da dove arrivo e dove vado?”
La soluzione non sta nell’avere una risposta…ma di saperla accettare quando ci verrà data.
tp
Credo…
2 settembre 2012
Credo di aver compreso…
Questo amore che si accende ad ogni mio risveglio
E alla sera lo ritrovo supino nel mio letto
Credo non poter biasimare…
Me stesso…e le mie sensazioni…tanto forti
Da rinchiudere la mente in pareti di NO…questa volta non mi sbaglio
Credo di essere ormai grande…
e saper distinguere le emozioni profonde…come sorgenti che portano ai fiumi
da nostalgici ruscelli di vita trascorsa tra i piccoli argini dei ricordi
Credo…voglio credere…
Che questa maturità…raggiunta quasi nell’inesistenza del tempo
Non ritorni ai bisogni dell’adolescenza per giustificare i “non lo sapevo”
“non sono stato io”
E ritrovarmi a piangere tra le braccia di mia madre per un affetto sostitutivo
Credo…ci sia la condizione per ricevere un rassicurante “bravo”
Da chi aspetta da me un “SI…sono pronto”
E consumare i miei giorni avvicinandomi alla verità
Ed innalzando serenamente le mani verso il cielo in un abbraccio di consapevolezza
Di quanta importanza rivesta un
SI…ci credo
Per continuare ad aver coraggio di vivere
Amare…oltre ogni ragionevole dubbio sulla nostra debolezza
Sull’incapacità presunta…di non saper dare
Su quella disciolta sofferenza dell’essere…che ci rende unici
Si IO credo.
tp