Mag 7, 2011 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Passo del mio libro

Passo del mio libro

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La Vita Smarrita

da “Il Mio Libro”

“L’infermiera mi dice – una persona desidera vederti – rispondo – tra qualche minuto vado -.   Mentre non riesco staccare lo sguardo dalla finestra, oltre la quale non vedo nulla, ripenso a quello che voglio dirle.   So chi mi aspetta.   Ho trascorso gli ultimi dieci giorni appeso al rene artificiale.   Un medico, parlando con qualcuno sottovoce nel corridoio, prospettava qualche anno di vita per le persone prive della funzionalità renale sottoposte a dialisi.   Da un momento all’altro mi trovo in mezzo ad una strada, avvolto da una fitta nebbia e ad ogni passo, in qualsiasi direzione vada, un’auto, un camion o altro mezzo, sopraggiungono a folle velocità suonando il clacson, sfiorandomi di poco e facendomi rabbrividire per lo spostamento dell’aria.   Il disorientamento è totale, una folle paura mi attanaglia la gola spezzandomi il fiato fino a piegarmi sulle ginocchia con la testa tra le mani…ad aspettare l’inevitabile impatto.   È quanto provo in questo, fin troppo bello, aprile del 1976.   Oltre quel vetro, nel reparto di Nefrologia e Dialisi di Dolo, il mondo è dipinto di grigio.   Mi alzo da letto e mi dirigo verso la sala d’attesa con tutto quell’enorme peso del mio corpo.   Apro la porta, lei è li, in piedi nella stanza vuota, con entrambe le mani innanzi a sé a sorreggere la borsetta nera, avvolta nel suo vestito color cielo che mi piace tanto, le scarpe col tacco alto intonate all’abito, i lunghi capelli scuri sciolti a nasconderle il viso, mi guarda con quella dolce espressione dei suoi occhi neri e poi corre ad abbracciarmi.   Sto male, malissimo, doverle dire quanto ho deciso è una spada che mi trafigge il cuore.   Mi chiede – come stai in quei pochi secondi prima di rispondere, mi coglie inaspettata la rabbia soffocata dalla sofferenza di quei giorni e rispondo bruscamente – ci dobbiamo lasciare… -, no Paolo non così mi dico – non posso assicurarti alcun futuro, devi andare senza pensare a me… –  scoppia nei miei pensieri la contrapposizione tra ragione e risentimento per quanto mi accade – non voglio continuare con te…non ti amo…vattene via, ho deciso  perché…perché questa bugia, non è questo e non è così che le volevo parlare, non riuscivo a fermare questa reazione immotivata.   Si mise a piangere, tentava di abbracciarmi – ti prego voglio starti vicina, voglio aiutarti, non mi lasciare – ma io mi ritraggo, lo stomaco è in fiamme, mi odio, il suo singhiozzare mi innervosisce di più e le grido – smettila…smettila, vai a casa e non venire più – incredibile, non mi riconosco…cosa sta accadendo, poi lei reagisce con forza – perché mi tratti così, dicevi di amarmi…che diritto hai di privarmi della possibilità di decidere io cosa voglio fare…non ci sei solo tu – stupito osservo quelle lacrime che le segnano il viso… e ritorno in me.    Anch’io l’amo e quasi per miracolo ritrovo la calma – si, hai ragione…non è giusto, non volevo dirti quelle cose, non so cosa mi è successo – e mi lascio cadere sulla sedia, privo di ogni forza.   Lei si avvicina, si inginocchia davanti a me, prende le mie mani e con voce suadente dice – se l’amore si perde in queste cose non può essere amore, invece io ti amo -.”

LENA, così la chiamavo

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Apr 26, 2011 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Breve storia dell’anagrafe

Breve storia dell’anagrafe

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articolo

storia

dell’anagrafe

a cura di Paolo Tasinato

 

Senza scomodare gli egizi, greci e romani, i quali disponevano di “liste” per scopi economici, militari e/o politici, possiamo dire che l’anagrafe è una istituzione piuttosto recente.

Tutti i popoli organizzati socialmente utilizzavano i “censimenti” per regolare la convivenza dei singoli e da ciò scaturirono le prime anagrafi (dal greco anagraphé = registrazione, iscrizione)

Infatti, dapprima le “iscrizioni” eseguite su appositi registri cartacei, furono eseguite dalla Chiesa Romana (Concilio di Trento nel 1563) per i battesimi, nascite e decessi.  Fu l’anticipazione

dell’ Ufficio di Stato Civile.

Nelle città più importanti degli Stati esistenti prima dell’unificazione dell’Italia, già esistevano le anagrafi con il compito di conoscere numericamente la consistenza dei cittadini regolarmente viventi sui territori, ma solo nel 1864 vi fu il primo provvedimento unitario per l’istituzione del servizio anagrafico (R.D. 31.12.1864 n. 2105)..

Nel provvedimento si contemplava l’obbligo di formare l’Ufficio delle Anagrafi in ogni Comune del Regno in base al censimento del 1861 per le persone con “domicilio legale” o “residenza stabile”.

 Mentre i censimenti, a cadenza decennale, si susseguivano con il preciso scopo statistico e programmatico del potere esecutivo, le anagrafi assunsero il compito di “fotografare” costantemente le situazioni di movimento migratorio e della registrazione degli eventi di nascita, matrimonio, morte e delle cittadinanze.

Non vi è dubbio sul buon funzionamento delle anagrafi dove vi sia uno stato ben organizzato e strutturato.   È il motivo per cui il Sindaco, nella veste di “Ufficiale di Governo”, delega i dipendenti comunali alle competenze dovute all’Ufficiale d’Anagrafe e all’Ufficiale dello Stato Civile, proprio in relazione alla necessaria conoscenza di “chi” siamo, “quanti” siamo, “cosa” facciamo, “dove” andiamo.

Proprio la tipologia delle competente istituzionali, rendono gli Ufficiali d’Anagrafe e di Stato Civile atipici all’interno della gestione territoriale dell’ente locale Comune.  Infatti, pur dipendenti del Comune essi svolgono il proprio lavoro con leggi e disposizioni dello Stato ed il controllo degli Uffici Territoriali di Governo (Prefetture).

 

Dopo i necessari cenni storici, possiamo introdurci nei servizi anagrafici odierni.

Lo STATO CIVILE è l’ufficio dove, inevitabilmente, si deve transitare per acquisire lo “status” costituzionalmente previsto, un elemento fondante da rendere il servizio essenziale.

Tutti noi rispondiamo in modo naturale a chiunque pronuncia il nostro nome e/o cognome da non immaginare cosa significa non averlo.  Alla nascita tali elementari dati ci distinguono e ci identificano ed è l’Ufficiale dello Stato Civile che li rende pubblici iscrivendoli nei Registri degli Atti di Nascita.   Per rendere chiaro il concetto si può fare un esempio, in tempi lontani i popoli tribali potevano fisicamente “scomparire” in caso di guerra, oggi accadrebbe ugualmente nel caso si distruggessero gli archivi di stato civile e d’anagrafe.   E’ accaduto recentemente in Kosovo, interi paesi sono stati virtualmente cancellati con questo metodo, infatti i cittadini di quei territori non hanno potuto dimostrare chi fossero in mancanza delle documentazioni anagrafiche, subendone gli enormi disagi.

Riprendendo l’articolo precedente, un popolo evoluto può prevedere, con norme specifiche, eventi che possano cambiare o annullare la propria storia di cui ogni cittadino ne fa parte.

Dapprima l’R.D.  9 luglio 1939 n. 1238 e il successivo e recente D.P.R. 3 novembre 2000 n. 396, hanno articolato principi non solo giuridici, ma pure sociali e morali, filosofici, religiosi e politici fin dal primo decennio del 1800, infatti i Registri degli atti di Nascita, Matrimonio, Morte e di Cittadinanza sono prodotti in duplice copia, una rimane all’ufficio procedente e l’altro si invia presso l’archivio generale della Procura della Repubblica (fino al 2000) oppure all’Ufficio Territoriale di Governo (Prefettura dal 2001).   Lo stesso D.P.R. 396/2000 ha adeguato il servizio alla tecnologia informatica, stabilendo che gli stessi atti siano informatizzati incrementando la disponibilità e tutela dei dati di ogni cittadino.

In considerazione dell’essenzialità dei procedimenti, una notevole responsabilità è a carico del genitore, ovvero dei genitori, quando a seguito della nascita del figlio presentano denuncia all’Ufficiale dello Stato Civile, comunicandone il cognome e nome, luogo e data di nascita che rimarranno tali per la vita.

Lo status acquisito con la nascita, può cambiare in relazione agli eventi di matrimonio, cittadinanza e morte.  Pertanto, nell’arco di vita di una persona (es. 90 anni) a seguirla registrandone le variazioni, vi saranno ben tre Ufficiali di Stato Civile.

 

Nei precedenti articoli abbiamo potuto rievocare i principi su cui verte l’impianto normo-amministrativo dei registri demografici, le competenze riservate all’Ufficio dello Stato Civile ed ora vediamo le funzioni dell’Anagrafe.

Se il “registro anagrafico” si attiene all’iscrizione delle nascite e dei decessi, della modifica dello stato civile a seguito di matrimonio e divorzio, del cambio di nome e/o cognome, dell’acquisto o perdita della cittadinanza italiana e, in taluni casi, del cambio di sesso su comunicazione dell’Ufficiale dello Stato Civile, compete altresì all’Ufficiale d’Anagrafe annotare il movimento migratorio (iscrizione, cambio di casa, emigrazione), le variazioni del titolo di studio o della professione (comunicate dal cittadino) e ogni altro dato iscritto nella scheda individuale del cittadino.   Inoltre, nella qualità di “Funzionario Incaricato del Sindaco”, procede alle autenticazioni di firme e fotocopie, al rilascio dei documenti di identità personali e carte d’identità valide all’espatrio, quale documento equipollente al passaporto a firma “d’Ordine del Sindaco”.

La Legge anagrafica 1228/1954, il Regolamento di Attuazione D.P.R. n. 223/1989, sono i “testi” a cui ogni riferimento si collega l’azione dell’Ufficiale d’Anagrafe.   Alle stesse si aggiungono, la legge 241/1990 (trasparenza nelle funzioni della Pubblica Amministrazione),  D.P.R. 445/2000 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa),  D.P.R. 642/1972 (Imposta del Bollo), D.l.gs 196/2003 (tutela dei dati e Privacy).   Sono solo alcune delle disposizioni alle quali deve sottostare l’operato del Delegato del Sindaco.  

Si pensi quale evoluzione abbia incontrato il primo servizio di Stato, a beneficio del popolo, dalla struttura portante dei diritto sociale articolato nel primo Codice Civile del 1865 fino ad oggi.   Infatti, già in quel periodo fondamentale della storia italiana,  si esprimeva il concetto della “dimora abituale”  e diritto alla residenza.  

Per rendere l’idea in quale ambito si trova ad operare l’U.A., la Direzione dei Servizi Anagrafici del Comune di Venezia ha diramato nel 2010 ben 170 circolari operative sulla base degli “aggiustamenti” applicativi decisi dal Ministero dell’Interno o dal Governo.

L’Anagrafe è, come da art. 117 della Costituzione (il quale assegna allo Stato la potestà legislativa esclusiva in materia di cittadinanza, stato civile, anagrafi e legislazione elettorale) e rivista con l’art. 14, T.U.E.L. (D.Lgs. n. 267/2000), affidata ai comuni, quindi al Sindaco, il quale attribuisce specifica delega ai dipendenti dell’Ente, al fine della gestione dei servizi  elettorali,  di  stato  civile, di anagrafe, di leva militare e di statistica.

Un cenno merita la recente competenza delle anagrafi in merito alla gestione dei cittadini comunitari.  

Dal D. lgs. 25.7.1998 n. 286 T.U. recante disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero;  D.P.R. 31.8.1999 n. 394 Regolamento di attuazione del T.U. 286/1998, fino al  D. lgs. 6 febbraio 2007, n. 30 di recepimento della direttiva n. 2004/38/Ce, in materia di cittadini dell’Unione europea e loro familiari, si sono succedute varie norme concludendo nella circostanza dell’affidamento alle anagrafi, per la regolarizzazione dei cittadini comunitari.  

A queste leggi si devono aggiungere le Circolari al fine della corretta applicazione in sede anagrafica.

L’incremento progressivo della presenza di cittadini provenienti da realtà geografico-culturale di ogni tipo, nel nostro paese, ha spinto l’amministrazione pubblica a rivedere la propria azione ponendo il registro anagrafico quale strumento indispensabile di conoscenza ed informazione nello stabilire le condizioni sociali, abitative ed assistenziali.

Infatti, se il Censimento Generale della Popolazione avviene ogni dieci anni, l’anagrafe ne è il naturale aggiornamento “quotidiano”.   L’immigrazione in Italia ha visto un sostanziale aumento nell’ultimo decennio, sarà interessante poter analizzare e rapportare i dati relativi al precedente censimento del 2001 con quelli che si raccoglieranno nel 2011.

 

In conclusione, la complessità non solo operativa ma anche tecnologica ed informatica, si pensi al progetto I.N.A. (Indice Nazionale delle Anagrafi) – S.A.I.A. (Sistema di Accesso e di Interscambio Anagrafico)  e all’allineamento dei Codici Fiscali tra anagrafi e Agenzia delle Entrate, Carta d’Identità Elettronica, Timbro e Firma Digitale, Posta Elettronica Certificata, ed altro ancora, ha reso necessario formare ed aggiornare puntualmente il personale impiegato.   Le prospettive future indicano, senza dubbio, una continua evoluzione dei nostri servizi in funzione dell’adeguamento alle richieste provenienti da una società in continuo movimento al quale la Pubblica Amministrazione dovrà far fronte con impegno ed efficienza.

 

Ringrazio la Direzione della Municipalità di Favaro Veneto della opportunità offertami per far conoscere un po’ di più i servizi anagrafici, i quali oggi non possono identificarsi ingiustamente con “l’ufficio dove basta premere un tasto per un certificato”.

 

 

Apr 25, 2011 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Il Senso dell’Amore

Il Senso dell’Amore

 

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24 aprile 2011

 

 

Un uomo può amare oltre quanto può dare

Una donna può dare oltre quanto può amare

L’Amore può Dare

Infinitamente di più

Di quanto un uomo e una donna

Possano immaginare

 

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Apr 25, 2011 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Tracce di Passato

Tracce di Passato

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20.04.2011                        

 

La terra su cui sono persi i miei passi…

È la stessa ove si ritrovano i tuoi

 

Il  mare dove il mio sguardo scruta l’orizzonte…

È lo stesso che accoglie i tuoi pensieri

 

La solitudine ha lasciato i segni sul cielo della mia anima…

La stessa che ha avvolto i tuoi giorni

 

Quel volo iniziato nella paura di amare…

È quello stesso planato sui sentimenti…

Quando l’onda delle emozioni…ha iniziato a travolgere la reticenza dei nostri cuori…

Che ora sereni

Battono tra le nostre mani.

 

tp

 

Apr 22, 2011 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Auguri Pasquali

Auguri Pasquali

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di

Buona

Pasqua 2011

 

Immaginatevi in questa foto

 

La terra…è l’abbandono alle cose vere dell’esistenza

Il mare…un abbraccio del movimento…le carezze delle emozioni

Il sole…il calore dei sentimenti…la luce dell’anima

Il vento…dove liberare la voce…innalzare lo spirito

I corpi…a suggello di questa meravigliosa VITA!

 

Per questa PASQUA vi Auguro di gioire di tutto questo

Un bacio a TUTTI

Paolo

 

Apr 3, 2011 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Logosintesi per Guarire

Logosintesi per Guarire

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metodi nuovi

per essere

LIBERI

LOGOSINTESI PER GUARIRE

 

Dalla nascita ad oggi, ognuno di noi ha destinato uno spazio affettivo/emozionale alle persone che abbiamo conosciuto e da cui non sono più uscite.

Immaginiamo una casa vuota, quando andremo ad abitarla sarà necessario arredarla e andremo a scegliere i mobili secondo i nostri gusti, capita però di acquistare qualcosa con poca convinzione e quanto prima cercheremo di sostituirla.

Ora immaginiamo un cerchio con noi al centro, al suo interno si trovano le conoscenze cui abbiamo concesso di occupare uno spazio più o meno grande, inoltre alcune ci sono entrate di forza (quando si era bambini).

Questo fatto potrebbe rappresentare un problema, in altre parole, un blocco energetico da sciogliere (es. un/una maestro/a troppo severo, genitori nervosi, una violenza ecc.).

Ci sono vari modi per ricomporre un passato disomogeneo (psicoterapia, ipnosi, Programmazione Neuro Linguistica -P.N.L.-, Emotional Freedom Techniques – E.F.T. – ecc.).

 

Prima di tutto, è necessario rilevare l’evento portatore di negatività nel nostro passato, poi si passerà a praticare una delle tecniche menzionate.

 

Ecco di seguito un metodo facile con il quale ognuno può, anche da solo (ma si consiglia un operatore per la prima volta), tentare di modificare il passato per vivere al meglio il presente:

 

1     guardo dov’è la persona negativa: (pronunciare a voce alta le parole ed eseguire la seguente procedura preferibilmente farlo alla sera dopo le ore 22), accendere due candeline, un incenso da meditazione, una lampada al sale (o normale) di colore arancio e musica appropriata; sedersi comodi in modo che la muscolatura non abbia tensioni, mani appoggiate sulle ginocchia (oppure lungo i fianchi se distesi o in piedi), liberare la mente da ogni pensiero e focalizzare, con la massima attenzione, la persona;

 

2     recupero tutta la mia energia legata alla persona e la riporto al suo posto in me stesso/a: (pronunciare a voce alta le parole) visualizzare mentalmente ciò che riteniamo essere “L’energia” (una luce, una bolla, un flusso energetico ecc.), quando l’abbiamo localizzata, in una parte o in tutto il corpo della persona, la ricollochiamo sul nostro 3° chakra (plesso solare), la percezione di “rientro” deve essere accompagnata da un lungo respiro, portare le mani sul cuore per due minuti;

 

3     allontano l’energia non mia collegata alla persona, da ogni cellula del mio corpo e dal mio spazio e la rimando al luogo al quale appartiene: visualizzare interamente se stessi, immaginare l’energia dell’altra persona che abbiamo assorbito mentre esce da noi e si trasferisce rientrando nel corpo cui è appartenuta, quando la percezione di ciò è completa fare uscire dal nostro cerchio la persona stessa e disperderne l’immagine nel buio esterno;

 

4     recupero tutta la mia energia legata alle mie reazioni/emozioni di quella persona e la riporto al posto giusto in me stesso/a: (pronunciare a voce alta le parole ) dopo aver realizzato lo “spostamento” di chi turba la nostra armonia energetica e di averlo/a disperso/a, raccogliamo le nostre sensazioni legate alla negatività portata dalla persona nel nostro spazio interiore e facciamole svanire come fumo al vento (o altra immagine che rappresenti la dissipazione);

 

questo processo si deve ripetere fino a quando si avrà la netta sensazione di “liberazione” dal problema.

 

Come tutte le tecniche fondate sugli aspetti psicologici, sulle capacità mentali (ricordiamo le potenzialità del nostro cervello e della scarsa percentuale nell’utilizzo quotidiano), e sul forte potenziale dell’autoconvincimento, si possono ottenere risultati sorprendenti.

 

A cura di Paolo Tasinato

 

Apr 3, 2011 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Carezza REIKI

Carezza REIKI

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massaggio

carezza Reiki

 

IL MASSAGGIO REIKI

 

Cos’è il massaggio?   Ognuno di noi potrebbe dare una sua personale interpretazione del massaggio.   Niente di strano, tutti abbiamo una differente sensibilità fisica e spirituale.   Detto questo sembra semplice ma non è così.   Senza scomodare la storia del massaggio, possiamo dire senza dubbio che il massaggio fa bene indipendente possa essere terapeutico o rilassante.   Altra cosa importante è scindere il massaggio su due tronconi principali, quello occidentale  e quello orientale.   Infatti i principi su cui si fondono sono sostanzialmente diversi, il primo è appannaggio della medicina generale ed interviene nell’ambito curativo post-traumatico, il secondo si collega al benessere nel suo complesso e si fa carico nel ristabilire l’equilibrio mente-corpo e per farlo non è necessario possedere una laurea in medicina.

 

Ci sono massaggi denominati in tanti modi e per ogni problema fisico o energetico, sono tutti efficaci…come nessuno.   Mi spiego e faccio un esempio, se un bambino cade e si fa male, cosa fa la mamma?   Massaggia la parte traumatizzata e rassicura il figlio che tutto passa.   Sono due FONDAMENTALI aspetti.   Quello fisico (massaggio) e quello mentale (tutto passa).   Io ne aggiungo un altro, quello energetico, infatti l’amore in generale è energia e quello materno non ha limiti.   Quando la mano massaggia infonde anche l’energia amorevole che diviene “guaritrice”.   L’imput inviato verbalmente da madre a figlio (tutto passa) resterà indelebile nel nostro inconscio, per questo il “massaggio” è amato dalla grandissima parte delle persone e, collegandomi al primo capoverso, per fare il massaggio lo si deve “sentire dentro”, contrariamente avrà un beneficio di “superficie”. 

 

È un vero peccato che il massaggio abbia assunto un valore commerciale, lo svilisce del proprio principio fondante, quello di aiutare la persona fruente a volersi bene e, conseguentemente, voler bene agli altri, vivere al meglio la propria vita in salute aumentandone la visione positiva e innalzando la piacevole percezione del corpo.   È doveroso accennare al massaggio erotico o sensuale.   In una società consumistica del sesso, rientra anche questo tipo di massaggio assumendo l’erronea funzione di piacere corporale.   Se possibile è ancor più svilente di quello tradizionale nella considerazione dell’importanza relativa alla sfera sessuale non sempre vissuta in piena libertà.   Tutti possiamo capire, o ne siamo stati coinvolti, dai tabù educativi, religiosi o culturali i quali ci condizionano nelle espressioni del nostro amore e nelle relazioni intime.   Anche su questo è utile un esempio di cui molti possono essere stati testimoni se in famiglia ci sono sorelle o fratelli più piccoli.   Nel fare il bagno, oppure cambiare il pannolino, istintivamente i bambini  toccano le parti intime e qui, devo dire, le mamme seppure senza volontarietà procurano un grosso problema al proprio figlio e/o figlia quando allontanando bruscamente (se non schiaffeggiandola) la mano del piccolo e con una espressione severa dicono “via…manina brutta” oppure “…cosa sporca…”.   È  un trauma fortissimo (basti pensare quanto piccola e delicata è la mano del bambino).   Il fatto peggiore è l’impossibilità di poterlo rappresentare consapevolmente, l’evento si fissa nel nostro inconscio e non è riconoscibile nei nostri comportamenti.   Pertanto chi l’ha subito lo esterna con paure o ansie e può riproporlo ai propri figli.   Solo con metodiche di tipo psicologico (P.N.L. E.F.T. ecc.) si possono riportarli alla luce e liberarsene.   Tanto detto per significare la peculiarità del massaggio sensuale se proposto in modo professionale, è assolutamente unico nella propria efficacia.    

 

 La “carezza Reiki” racchiude in un’unica modalità le prerogative del massaggio rilassante, distensivo ed energetico.   C’è una sola condizione, deve essere eseguito con amore e basandosi solo sulla percezione del bisogno della persona.   Come si può tranquillamente immaginare, un buon massaggio non può avvenire sopra i vestiti, sembra banale doverlo dire, eppure qualche paziente ti chiede “devo spogliarmi?”.   Facciamo chiarezza in senso generale.   Quando andiamo da un medico fisiatra, fisioterapista o fisioterapeuta riabilitativo, certamente se gli diciamo “ho male qui”, ci chiederà di eseguire degli accertamenti diagnostici e successivamente tratterà il punto dolente e nelle prossimità nervose o tendinee, con movimenti articolari e/o torsionali distensivi se muscolari.   L’operatore Reiki esperto, o di altra medicina alternativa, seppur in presenza di esiti diagnostici non può utilizzare le stesse metodiche in quanto medico non lo è, ma riconosce il problema e lo affronta scaricando le tensioni negative interagendo nell’aspetto energetico e produce un massaggio dalla testa ai piedi, allo scopo di rilassare ogni irrigidimento istintivo attuato dalla persona sofferente.   È implicito l’uso di oli essenziali o creme per facilitare il movimento delle mani, pertanto gli indumenti dovranno necessariamente essere tolti.

 

Non a caso la “carezza Reiki” sconfina anche nel massaggio sensuale e la ragione è pienamente comprensibile, si tratta proprio di una carezza sulla pelle.   Personalmente sono in quella linea di pensiero il quale fissa nell’epidermide, il più “grande” organo sessuale che possediamo, peccato concentrarsi in piccole zone del corpo, no?

 

Un solo consiglio, se scegliete un operatore Reiki per scaricare le tensioni di questa vita frenetica, predisponetevi ad accogliere sensazioni forti…che possono emozionarvi come mai…e chiedete l’attestato di Master.

 

A cura di Paolo Tasinato

Apr 1, 2011 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Eros e Poesia

Eros e Poesia


Le foto sono formate da immagini anche esplicite, consiglio la visione solo alle persone prive di pregiudizi sulla sessualità e che accettano l’indispensabile unicità dell’Amore in sintonia con il proprio corpo, che sono all’uniscono, un modo per sentirsi felici di vivere.

Mar 23, 2011 - Senza categoria    Commenti disabilitati su ANED

ANED

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Nazionale

Emo – Dializzati

e Trapiantati

 

L’A.n.e.d. si definisce una O.N.L.U.S., ma nell’ambito delle associazioni di volontariato è l’unica che si autosostiene con l’iscrizione individuale dei soci nefropatici.   Proprio tale particolarità la rende indipendente da ogni influenza esterna.

 

Essa si struttura sul territorio nazionale con una sede legale a Milano, un Comitato rappresentativo Regionale e con i Delegati presenti nei centri dialisi.

 

Nei primi anni settanta, un gruppo di malati fondarono l’associazione intuendo le difficoltà dei nefropatici ad affrontare una dialisi agli esordi della conoscenza medico-scientifica in relazione alla difesa, non solo dei diritti sociali ed umani, ma della stessa vita. 

 

Si possono distinguere due tracce principali, quella istituzionale-informativa e quella operativa-divulgativa e detto così sembra davvero poco, ma posso assicurare che il lavoro non manca.

 

Faccio degli esempi, ci si occupa di dialisi e trapianti, donazioni, terapie, farmaci, esenzioni, diritti sociali, prevenzione ed ogni altro argomento collegato alle patologie renali.

 

La situazione sanitaria in continua evoluzione in un contesto socio-economico non solo nazionale, l’inserimento nel commercio farmacologico di nuove realtà politico-geografiche, sono da osservare attentamente su tutto il territorio italiano.

 

Oltre i diritti e doveri, contemplati nello Statuto Associativo, ci sono dei principi da difendere.   Infatti, da oltre un decennio l’Aned ha focalizzato la propria azione sul riconoscimento del paziente nefropatico, quale persona-cittadino portatore dei valori più profondi della vita.   Gli eventi intercorsi, dalla sua nascita, la dedizione profusa da tanti nostri amici/amiche, oggi malinconicamente assenti e sopra tutti la dott.ssa Franca Pellini (presidente storico, promotrice e fondatrice dell’associazione), ha dato stabilità all’Aned tanto da percorrere in linea trasversale un’Italia dalla politica “dimenticona”, lontana dai problemi di noi malati e dai cittadini tutti.   Tanto da non trovare in elenco alle finanziarie la voce “dialisi” o “nefropatie”.

 

Gli strumenti associativi realizzati per chiedere fortemente norme e regolamenti applicabili in ogni regione e centro dialisi, sono stati capaci di resistere, ancora oggi, ai continui spezzettamenti dell’assistenza sanitaria e dalla gestione tipicamente privatistica indirizzata al bilancio-profitto.

 

Quale altra struttura culturale, politica o del volontariato può vantare un periodo di così ampia progettazione vincolata alla persona?   Io non la conosco ma, ancor di più, mi dispiace che la stessa Aned non sia conosciuta come meriterebbe.  

 

Riassumendo l’A.N.E.D.  O.n.l.u.s. è:

 

_  l’associazione per la difesa dei diritti del malato nefropatico;

_  portatrice dei valori fondati sulla solidarietà e l’umana esistenza;

_  l’unica struttura associativa formata, condotta e sostenuta dagli stessi malati;

_  promotrice della cultura della donazione e del trapianto;

_  riferimento univoco per ogni problematica socio-sanitaria per i pazienti ma anche per le istituzioni politico-amministrative;

 

e da non dimenticare:

 

_  l’unitarietà associativa ha prodotto stima e concretezza presso ogni governo (nazionale e locale);

_  ha sancito, con l’approvazione di norme specifiche, il principio dell’uguaglianza nei trattamenti

dialitico-assistenziali in Italia;

_  ha contribuito alle modifiche legislative sul trapianto e sui protocolli di assegnazione degli organi;

_  ha sviluppato e sollecitato la diffusione dell’informazione quale strumento per la prevenzione delle malattie renali;

_  dal 1970 ha superato forti cambiamenti politico-culturali mantenendo inalterata l’idea fondante ed innegabile del diritto alla salute;

 

a cura di Paolo Tasinato

 

 

Mar 15, 2011 - Senza categoria    Commenti disabilitati su il mio libro

il mio libro

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un cammino faticoso

 

 

 

CAPITOLO 1     RADIOGRAFIA ADDOME

Salendo un gradino alla volta per le scale del vecchio ospedale di Padova,  ci accolse un forte odore di disinfettante mentre  mia madre mi teneva la mano nella penombra  di quei pochi scalini che portavano al reparto di radiologia.

Dopo le poche formalità burocratiche mi accompagnarono in una stanza bianca arredata di un tavolino, una sedia e un piccolo armadietto con dei medicinali e qualche strumento medico.   Un’infermiera mi adagiò sul lettino da visite e mise sulla mia pancia un pallone ovale, il medico disse di stare tranquillo così avrebbe fatto presto.  Mia mamma, poco lontana da me, assistette quando appoggiarono sul pallone, più grande del mio addome, un macchinario dal lungo braccio e col finire una specie di scatola.   Questa si poggiò su quello strano palloncino e premette così forte da sentirmi schiacciare.   Spingeva…e spingeva, non riuscivo a respirare… avevo voglia di piangere e non trovavo l’aria per espandere il torace “fermo…fermo così” ordinò il medico, le lacrime scendevano già…il fiato non veniva…e neanche la voce…nei miei occhi il terrore…toglielo toglielo…allungavo la mano verso mia mamma….aiuto…AIUTAMI!

 

Mi sveglio, mi guardo attorno, sono a casa…ancora lo stesso sogno.

Mi alzo, sono sudato e con addosso un fastidioso malessere, vado a fare pipi,  guardo l’urina uscire e vorrei che assieme se ne andassero anche i ricordi della mia sofferenza.  Fa un po’ freddo, mi infilo piano sotto le coperte, Marghi, mia moglie, mi chiede “tutto bene?”, rispondo “si, tutto bene…dormi pure”.

Mi prende la mano come per dire “dimmi”, lei capisce dal tono della voce se qualcosa non va, ma sto in silenzio e gliela stringo.  Non riesco a riprendere sonno.  La mente riprende il cammino dei ricordi.

 

Avevo poco più di due anni quando mi fecero quell’esame per potere radiografare le mie reni, è come una foto in bianco e nero e per cornice la mia testa.  Fui ricoverato e di quel periodo ho poche altre immagini ancora vive in me, quella di un uomo che tossiva e dalla bocca usciva sangue, medici e infermieri stavano attorno a lui, ma poi qualcuno mi prese il braccio e mi allontanò da quella scena. Non ho mai saputo cosa gli fosse capitato.   Forse un incidente stradale.

Una stanza con molti letti occupati da altrettante persone e una vetrata dove potevo vedere le cime degli alberi di giorno, mentre di notte era buia e la sola luce proveniva dal corridoio.  Il letto dove stavo era vicino alla porta ed era munito di spondine laterali, infatti dovevo rimanere immobile, tra le mie gambe avevo un bottiglia che raccoglieva la pipì proveniente dal catetere infilato nel mio pisello.  Ricordo persino il rumore dei passi quando l’infermiera del turno di notte veniva per cambiare il raccoglitore pieno, chiamata da mia mamma o dalla nonna…non so bene se quella paterna o materna.     L’episodio non ebbe un motivo certo nei riscontri clinico-diagnostici, l’ipotesi dei medici era “blocco uretrale con reflusso renale”, il fatto spiegava l’infezione.