Mar 15, 2011 - Senza categoria    Commenti disabilitati su il mio libro

il mio libro

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un cammino faticoso

 

 

 

CAPITOLO 1     RADIOGRAFIA ADDOME

Salendo un gradino alla volta per le scale del vecchio ospedale di Padova,  ci accolse un forte odore di disinfettante mentre  mia madre mi teneva la mano nella penombra  di quei pochi scalini che portavano al reparto di radiologia.

Dopo le poche formalità burocratiche mi accompagnarono in una stanza bianca arredata di un tavolino, una sedia e un piccolo armadietto con dei medicinali e qualche strumento medico.   Un’infermiera mi adagiò sul lettino da visite e mise sulla mia pancia un pallone ovale, il medico disse di stare tranquillo così avrebbe fatto presto.  Mia mamma, poco lontana da me, assistette quando appoggiarono sul pallone, più grande del mio addome, un macchinario dal lungo braccio e col finire una specie di scatola.   Questa si poggiò su quello strano palloncino e premette così forte da sentirmi schiacciare.   Spingeva…e spingeva, non riuscivo a respirare… avevo voglia di piangere e non trovavo l’aria per espandere il torace “fermo…fermo così” ordinò il medico, le lacrime scendevano già…il fiato non veniva…e neanche la voce…nei miei occhi il terrore…toglielo toglielo…allungavo la mano verso mia mamma….aiuto…AIUTAMI!

 

Mi sveglio, mi guardo attorno, sono a casa…ancora lo stesso sogno.

Mi alzo, sono sudato e con addosso un fastidioso malessere, vado a fare pipi,  guardo l’urina uscire e vorrei che assieme se ne andassero anche i ricordi della mia sofferenza.  Fa un po’ freddo, mi infilo piano sotto le coperte, Marghi, mia moglie, mi chiede “tutto bene?”, rispondo “si, tutto bene…dormi pure”.

Mi prende la mano come per dire “dimmi”, lei capisce dal tono della voce se qualcosa non va, ma sto in silenzio e gliela stringo.  Non riesco a riprendere sonno.  La mente riprende il cammino dei ricordi.

 

Avevo poco più di due anni quando mi fecero quell’esame per potere radiografare le mie reni, è come una foto in bianco e nero e per cornice la mia testa.  Fui ricoverato e di quel periodo ho poche altre immagini ancora vive in me, quella di un uomo che tossiva e dalla bocca usciva sangue, medici e infermieri stavano attorno a lui, ma poi qualcuno mi prese il braccio e mi allontanò da quella scena. Non ho mai saputo cosa gli fosse capitato.   Forse un incidente stradale.

Una stanza con molti letti occupati da altrettante persone e una vetrata dove potevo vedere le cime degli alberi di giorno, mentre di notte era buia e la sola luce proveniva dal corridoio.  Il letto dove stavo era vicino alla porta ed era munito di spondine laterali, infatti dovevo rimanere immobile, tra le mie gambe avevo un bottiglia che raccoglieva la pipì proveniente dal catetere infilato nel mio pisello.  Ricordo persino il rumore dei passi quando l’infermiera del turno di notte veniva per cambiare il raccoglitore pieno, chiamata da mia mamma o dalla nonna…non so bene se quella paterna o materna.     L’episodio non ebbe un motivo certo nei riscontri clinico-diagnostici, l’ipotesi dei medici era “blocco uretrale con reflusso renale”, il fatto spiegava l’infezione.

 

il mio libroultima modifica: 2011-03-15T01:18:00+01:00da mauri-1959
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