Giu 2, 2013 - Senza categoria    3 Comments

Nel pianto un sorriso…nella Vita un Amore…tp

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2 giugno 2013                   Il Tempo della Comprensione

 

 

 

In questo tramonto mi rivedo

Tristemente felice sfumo i ricordi di tenui colori

Quelle forti pennellate di passato non le rivivrei in un altro giorno

Pochi fasci di luci hanno illuminato il mio cammino

Amori

Delicati

Intensi

Indimenticati

Con i quali ho cullato le stagioni più belle

Alimentate di baci e passioni

Fonti emozionali dove spegnere la sete di vita

Di desideri e sessualità

Di tanto dovrei essere appagato

E invece no

Ho voglia di dare tutto di ciò che sono

Ma non posso

Guardo attorno e non vedo

Non trovo

Il tempo della comprensione

 

Tp

 

Nel pianto un sorriso…nella Vita un Amore…tpultima modifica: 2013-06-02T11:13:00+02:00da mauri-1959
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3 Commenti

  • il testo della poesia avrebbe bisogno di una nota interpretativa, ma come si può spiegare una lacrima che scende mentre scrivo? come si può dare una ragione alla sensazione che la vita ti sta sfuggendo? come raccontare che l’amore che voglio dare sorge da quello che vorrei? come posso riuscire a far comprendere quanta fatica sto facendo per conquistare un granello di felicità persa nell’arenile dei sentimenti spenti? eppure non riesco ad essere infelice…TU…che leggi…cosa ne pensi?

  • Io che leggo ciò penso solo che tu vinci continuamente la partita con la vita. Lei prova in continuazione a metterti a dura prova ma non riesce a piegarti e a renderti mai infelice completamente perchè riesci sempre a trovare gocce di positività anche nelle cose più brutali che giorno dopo giorno nutri e coccoli fino a trasformarle quasi per magia in Serenità Sentimento e Amore. (Mi dai la ricetta segreta?)
    Per il mio modesto parere lascia pure cadere qualche lacrima… alla fine non riuscirà che a renderti più FORTE.
    mia

  • da bambino mi è accaduto un fatto strano, stavo dai nonni a Pontelongo e volevo andare a tutti i costi dagli altri nonni a Bovolenta in bicicletta, non volevano lasciarmi andare perché il fiume Bacchiglione era in piena, ma dopo eterne insistenze ebbi l’autorizzazione, mentre pedalavo sopra l’argine guardavo l’acqua melmosa scorrere veloce e trasportare rami e tronchi d’albero, il livello era a qualche metro dalla strada dov’ero, la stranezza stava nella sensazione di essere chiamato dal fiume, sembrava dicesse “vieni da me…vieni da me”, a un certo momento la paura mi bloccò, non riuscivo ad andare avanti ne indietro, fissavo quell’acqua che sembrava venirmi addosso, ero lì, rapito da quel rumore sordo, i vortici che facevano ruotare i detriti, quando una voce mi scosse “ehi tu, cosa fai qui, è pericoloso vai a casa!”, era un bracciante che conoscevo, girai la bici e tornai indietro, quando entrai nel cancello di casa, buttai a terra la mia due ruote e mi sedetti sulla lastra di marmo vicino al muro di cinta, con il viso tra le mani, ero impaurito e anche arrabbiato, quando uscì la zia Giuseppina e mi chiese “cos’hai giamburrasca sei arrabbiato?” mi alzai di scatto e le diedi un calcio nella caviglia, lei mi corse appresso mentre scappavo dentro casa per andare da nonno Baron,
    ecco, a volte ti trovi nella condizione di voler tornare indietro, ma quando si è adulti la soluzione è di andare avanti, così si matura, si diventa forti, come dici tu cara Mia, grazie delle tue parole, baci